Depressione bipolare: incidenza, cure, riabilitazione lavorativa

foto_Hieronymus_Bosch_La_cura_della_follia-212x300 Depressione bipolare: incidenza, cure, riabilitazione lavorativa

TAVOLA ROTONDA 29/05/08

Per poter raggiungere buoni risultati nella cura del Disturbo Bipolare, oltre alla diagnosi e alle cure farmacologiche e psicoterapeutiche, è importante iniziare al più presto la riabilitazione lavorativa.
Questi pazienti, quando sono colpiti in modo grave dalla malattia (Disturbo Bipolare I e II) sviluppano una fobia sociale che persiste anche quando hanno raggiunto un buon equilibrio dell’ umore e quindi un buon equilibrio psichico. Gli “altri” fanno molto paura a questi pazienti e nell’ambiente di lavoro “gli altri” possono anche mettersi in competizione con loro. L’ambiente di lavoro pertanto rappresenta per loro, più di qualsiasi altro ambiente, una fonte di dolore. Ed è per questa ragione che non riescono ad affrontarlo. E’ più semplice per loro una attività in proprio, in cui la loro creatività spesso si esplica in maniera molto produttiva, ma purtroppo questa opportunità viene offerta a pochi; l’altra situazione particolarmente favorevole, ma anche questa abbastanza rara, è il lavoro in una ditta familiare.

Progetto Pilota: Minerva, dopo aver preso in considerazione vari progetti, sia italiani che stranieri, ha scelto, in accordo con l’Istituto di Psicologia del Lavoro dell’Università di Padova e con l’ULSS di Padova, un progetto che si propone di ridurre alcune difficoltà che il paziente bipolare può incontrare nell’affrontare per la prima volta l’ambiente di lavoro: per esempio la preoccupazione-allarme del datore di lavoro, l’indifferenza dei compagni, atteggiamenti questi che possono impedire di realizzare l’ ambiente adatto che deve esser il più possibile sereno e familiare. Il punto fondamentale di questo progetto è l’affiancamento di un “maestro” o “tutor” che accompagna il ragazzo per sei mesi o un anno, durante la sua prima esperienza lavorativa. Il tutor non è un controllore delle capacità lavorative del paziente, ma è un amico che lo aiuta a superare le difficoltà, in primis la fobia sociale e cerca di semplificare tutti i problemi che il lavoro può presentare la prima volta che lo si affronta. Le esperienze di Liebermann (Los Angeles) e di Morris (Oxford) dimostrano che, superato questo gap iniziale, moltissimi pazienti bipolari affrontano in seguito da soli, senza particolari difficoltà,altre esperienze lavorative da loro stessi scelte senza particolari difficoltà. Le conclusioni di questi esperti sono che si possono recuperare ad una vita normale un buon numero di persone affette da disturbo bipolare, aiutandole molto all’inizio della loro esperienza lavorativa, perché l’inizio è il gradino più difficile da superare.

 

Minerva è un’Associazione che lotta per togliere lo stigma da una malattia molto diffusa, la Depressione Bipolare. Questa malattia colpisce ormai il 10% della popolazione (Padova su 300.000 abitanti, 30.000 soffrono di depressione bipolare). Minerva inoltre aiuta familiari e pazienti indicando centri specializzati e specialisti particolarmente preparati in questo campo per poter raggiungere al più presto (pochi mesi) una situazione di equilibrio psichico.
La depressione bipolare (o malattia maniaco depressiva) è una delle poche malattie che colpendo la vita di un paziente presenta non solo aspetti negativi come tutte le malattie, ma anche aspetti positivi, direi molto positivi. Cito un frase di una famosa psichiatra americana Kay Jamison, che è autrice del testo più famoso sulla malattia maniaco depressiva “Maniac and depressive illness”, su cui si preparano tutti gli studenti americani, docente alla John Hopkins University di Baltimora e autrice anche di un libro che vi consiglio, “Toccato dal fuoco”; la Jamison dice testualmente di questa patologia: “è una malattia che con una mano da e con l’altra toglie”; nel senso che nelle fasi di eccitazione, purtroppo sempre seguite dalle fasi di depressione, regala momenti di tale intensità emotiva per cui la persona che ne è affetta spesso, esprimendo la sua emotività fa arte, è cioè creativa: la maggior parte degli artisti ma anche molti leader politici e religiosi sono affetti da depressione bipolare.
Come dice un famoso psichiatra italiano, il professor Koukopoulos “se si potesse per un attimo fermare l’attenzione di un bipolare quando è nella fase maniacale , farlo riflettere, costringerlo a far tesoro delle sue nefaste esperienze precedenti, capirebbe che questa è una malattia che soprattutto può dare perché nelle fasi di eccitazione la velocità di pensiero, le intuizioni, la forza di convinzione e di seduzione sugli amici e sui collaboratori è straordinaria, la resistenza fisica va di pari passo, non esiste la notte, non esiste il sonno, la corsa è sfrenata, è una bellissima, velocissima Ferrari. Ed invece bisogna sapersi fermare, non bere questo calice di felicità, che la malattia dona, fino in fondo altrimenti arriva anche il delirio e la confusione mentale e subito dopo la depressione.

L’esistenza di un possibile legame tra genio e follia è uno dei motivi persistenti della nostra cultura. Sarebbe più esatto parlare di legame fra genio e mania: lo stato maniacale o meglio ipomaniacale è quasi sempre eccitazione creativa, non è follia. Quando si arriva alla follia purtroppo non è più possibile creare, ne fare arte.

Platone nel Fedro descrive una forme di esaltazione e di delirio di cui ritiene siano autrici le Muse e aggiunge che la sola abilità senza delirio delle Muse non può che dar luogo ad un artista incompleto.

Proust affermava che “tutto ciò che è grande nel mondo lo dobbiamo ai malati maniacali”.

Mann affermava che la mania è in certo qual modo degna di venerazione poiché serve ad affinare l’uomo e renderlo intelligente ed eccezionale.
Cassano afferma che nella maggior parte dei casi questa malattia che affligge sempre più diffusamente l’umanità, rappresenta il motore di un attività febbrile e creativa, fonte di esperienze luminose. Un paziente con questo disturbo, è un soggetto dotato di talento artistico il più delle volte alterna momenti in cui possono prevalere condotte stravaganti e bizzarre, sintomi psicotici, come deliri e allucinazioni a periodi di lucidità e di notevoli capacità creative.

Vitaliano Brancati nel libro “gli anni perduti” descrive lo stato di grazia in cui vive una persona che ha la possibilità di far emergere la pepita divina che è in noi e dice: “d’un tratto senza gravi ragioni la gioia era finita. La bella luce che illuminava tutte le cose e dava un senso anche alle sedie si era spenta, questa luce che lo aveva accompagnato fin dai primi giorni dell’infanzia, era stata sul banco di scuola, dovunque e sempre e adesso era passata…perché? Perché? Perché? Egli non era capace di vivere senza di lei, senza di lei era uno sciocco, un buona a nulla, un vecchio paralitico, se non fosse tornata la luce, se non fosse tornata la gioia che stavano nel suo cuore senza alcuna ragione così come adesso era passata senza alcuna ragione egli non si sarebbe più mosso da quel letto. Gli altri potevano vivere tranquillamente tutta la vita in un buio simile; egli invece non era capace d fare un passo e si sentiva morire”.

Ho un sogno, “I have a dream” : vorrei che la cultura, la conoscenza di questa malattia fosse così diffusa che ognuno di voi sapesse riconoscerla in un amico, in una amica, nel compagno, nella compagna; questa malattia è misconosciuta e viene nascosta in tutti i modi e proprio per questo è più dolorosa. Se se ne parlasse di più si capirebbe che al contrario, a patto di riuscire a controllarla almeno in parte, è una ricchezza.

In medicina si dice che è una patologia vantaggiosa perché chi ne è stato colpito spesso ha contribuito in modo determinante al progresso dell’umanità.
Watson premio Nobel per la scoperta della forma ad elica del DNA arriva a dire che mai si potrebbe decidere per questa malattia di fare eugenetica cioè modificare i geni in modo tale da eliminare questa patologia: significherebbe rallentare il progresso.
Spero che queste poche parole possano spingere qualcuno di voi ad approfondire la sua conoscenza in questo campo e scoprire che questa malattia oltre che dolorosa è l’espressione all’ennesima potenza delle meravigliose capacità della mente umana con le sue debolezze e le sue esaltazioni.

Voglio darvi anche un’altra bella notizia: la ricerca medica si sta impegnando moltissimo e particolarmente nelle neuroscienze. C’è un fervore tale in questa ricerca che fa dire a Luca Cavalli Sforza che se potesse tornare indietro, sceglierebbe invece che la genetica le neuroscienze perché è qui che si faranno straordinarie scoperte in medicina.

minerva2 Depressione bipolare: incidenza, cure, riabilitazione lavorativaMINERVA
Associazione di Promozione Sociale
per la lotta contro il Disturbo Bipolare
Presidente prof. Cesare Dal Palù
Vice- Presidente dott. Ennio Fortuna
Invita la S.V.
Giovedì 29 Maggio 2008
alle ore 17
Centro Culturale Candiani- IV Piano
Piazzale Candiani 7, 30174 Venezia, MESTRE
 
Alla tavola rotonda su:
“DEPRESSIONE BIPOLARE
INCIDENZA, CURE, RIABILITAZIONE LAVORATIVA”
Relatori:              dott. Franco Garonna
                             (Primario Servizi Psichiatrici Mestre Centro- Nord)
 
                             dott. Pio Peruzzi
                             (Dirigente II Servizio Psichiatrico di Padova)
                            
                             prof. Giulia Perini
                             (prof. Associato Dip. Neuroscienze Università di Padova)
 
                             Prof. Nicola De Carlo
                             (Direttore Cattedra di Psicologia del lavoro Università di Padova)
 
 
Moderatori:        Prof. Dott. Cesare Dal Palù