Il Disturbo Bipolare è una malattia mentale, che assieme alla Depressione maggiore e alla Schizofrenia, può raggiungere livelli di tale gravità da rendere completamente invalida una persona.
Fa parte delle patologie dell’affettività, in quanto sono l’affettività e l’umore che vengono colpiti. Questi pazienti alternano periodi di umore elevato (che dall’euforia può passare all’eccitazione e alla maniacalità) e di umore basso (che dalla malinconia può passare ad una grave depressione).
È una delle patologie più frequenti, in quanto colpisce il 2 – 2,5% circa della popolazione in modo grave e un altro 4 – 5% in modo meno grave (la schizofrenia è molto meno frequente: 0.7%). In totale è circa il 7% della popolazione ad esserne colpita.
Chi è colpito dal disturbo bipolare
Ne sono colpiti individui giovani dai 15 ai 35 anni. La sintomatologia, se la patologia non viene curata, è presente per tutta la vita, spesso aggravandosi.
Molto spesso le persone affette da disturbo bipolare sono intelligenti, vivaci, creative: famosi scrittori, musicisti, poeti o leader politici sono stati affetti da forme più o meno gravi di Disturbo Bipolare.
Nonostante questo aspetto attraente, che fa di questa patologia una delle più interessanti e più studiate in psichiatria, è una malattia che non deve mai essere sottovalutata, perché può assumere aspetti molto gravi: nelle fasi maniacali; infatti, ci possono essere deliri, allucinazioni, confusione mentale; nelle fasi depressive il paziente può avere pensieri di angoscia e di morte e la malattia, se non curata, porta spesso al suicidio (30% dei casi).
Di Disturbo Bipolare sono colpiti più i maschi che le femmine.
Nei Paesi nordici prevale la depressione, in quelli mediterranei la maniacalità.
Azioni positive contro il disturbo bipolare
Fortunatamente la psicofarmacologia ha messo a disposizione di questi malati farmaci che consentono loro di superare le crisi più gravi, sia di depressione sia di mania, e di raggiungere una condizione di buon equilibrio.
È in questa fase di equilibrio che assume particolare rilevanza la psicoterapia educazionale, comportamentale, familiare e lavorativa senza la quale il paziente, lasciato a sé stesso, va ineluttabilmente incontro a ricadute.
Al contrario, se ben curati, questi pazienti possono avere una vita molto vicina alla normalità e reinserirsi nella società e nel lavoro.
Naturalmente, trattandosi di una malattia a lunga durata, la terapia sia farmacologica sia psicoterapica dovrà continuare a lungo e sotto attenta sorveglianza dei medici e dei familiari: questi ultimi devono essere molto coinvolti dai medici nella gestione della malattia, e responsabilizzati.