Ospedali Psichiatrici Giudiziari

Cari amici, cari sostenitori,
come sapete, nel marzo 2013 dovrebbe trovare attuazione la proposta di legge del senatore Ignazio Marino del PD sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (chiusi i vecchi, aperti i nuovi: v. sito di Ignazio Marino). Due ostacoli si oppongono alla realizzazione di questo obiettivo: la mancanza di  denaro, regolarmente lamentata per la psichiatria e l’ideologia degli psichiatri “Basagliani”: i quali, in ogni caso, anche se i nuovi OPG dovessero essere realizzati alla perfezione, considerano gli stessi sempre e comunque una riedizione dei manicomi e propongono, per i malati mentali che hanno commesso un reato… il carcere! (vedi www.stopopg.it).
Il nostro appello, già firmato da magistrati, intellettuali, professori universitari (come G. Palombarini, G. Campanato, V. Rossi, M. Cacciari, U. Curi,ecc.) si oppone fermamente a questa interpretazione, avendo presente soltanto questo unico e solo problema: la situazione spaventosa che questi esseri umani stanno attualmente vivendo, ancorché colpevoli di reati: perché sono, prima di tutto, ammalati e dimenticati da tutti.
Per aderire all’Appello potete rispondere con una mail al nostro indirizzo (dalpalu@tin.it) mettendo il vostro nome e cognome e il vostro assenso.


APPELLO PER LA REALIZZAZIONE ENTRO MARZO 2013 DEI NUOVI OPG (ospedali psichiatrici giudiziari)


Siamo fermamente convinti che ogni malato mentale – sia egli grave o meno grave, schizofrenico o bipolare – il quale abbia commesso un reato, violento o non violento, per il quale è condannato a scontare una pena, abbia diritto ad essere curato in un ambiente sanitario dove medici e infermieri quotidianamente lo seguano e lo curino fino al suo riequilibrio psichico. La struttura che lo ospita dovrà essere sorvegliata, onde evitare fughe che sarebbero ovvie in ambiente aperto. In nessun modo la sorveglianza dovrà ricadere su medici e/o infermieri che in questo inaccettabile compito assumerebbero un ruolo ben diverso dal loro proprio, in quanto diverrebbero guardie carcerarie; i medici inoltre potrebbero essere costretti, nelle emergenze, ad usare in dosi pesanti l’unico mezzo contenitivo a loro disposizione e cioè la sedazione. I tempi previsti per l’apertura degli OPG dovranno essere rispettati a tutti i costi (marzo 2013): ricordiamo infatti che, ad esclusione dell’OPG di Castiglione delle Stiviere (che ha dimostrato di saper curare e riabilitare i malati loro affidati) negli altri OPG i malati di mente, spesso dimenticati dalle loro famiglie, vivono in condizioni disumane, con rare visite mediche e cure inadeguate, in condizioni sanitarie vergognose, in ambienti sovraffollati e deprimenti. Per questo motivo la proposta apparsa su internet, del Comitato STOP OPG, di non realizzare i nuovi OPG e di far scontare a questi malati la pena in carcere, è da rigettare come barbara e disumana. Le ragioni portate dal Comitato STOP OPG sono risibili: pericolo che gli OPG si trasformino in nuovi manicomi e che in breve tempo si riducano nelle condizioni in cui operano gli attuali OPG. Peggiore ancora è la derisoria affermazione che “almeno in carcere questi ammalati avrebbero tutte le garanzie che il carcere offre: visite, riabilitazione sociale, culturale, lavorativa”. Quest’ultima affermazione è quantomeno assurda poiché sono a tutti note le pessime condizioni in cui versano le carceri e le condizioni crudeli da tutti i punti di vista nelle quali vivono le persone che in questi luoghi scontano le pene.
Al Comitato STOP OPG è fin troppo facile rispondere che:

  1. tutte le storture che si erano realizzate nei vecchi OPG (mai nati come ospedali ma come prigioni cui è stata data una lontana parvenza di ospedali) possono essere evitate istituendo comitati esterni di controllo rigoroso dove la presenza di familiari o di Associazioni di familiari sia obbligatoria;
  2. gli stessi comitati possono essere un baluardo contro il pericolo di riesumazione dei vecchi manicomi;
  3. tutte le garanzie che vi sono in una prigione, tanto più possono e devono essere assicurate nei nuovi OPG.

Aspettiamo le adesioni via mail


Riportiamo la lettera inviataci dal Comitato stopOPG a seguito del nostro appello

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La nostra risposta alla lettera del Comitato stopOPG

MINERVA

Associazione di Promozione Sociale per la lotta contro il Disturbo Bipolare

Presidente: prof. dott. Cesare Dal Palu’

Siamo sinceramente dispiaciuti per la costernazione provocata fra i membri del Comitato “Stop OPG” dal nostro appello a favore dei nuovi OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari).
Per esporre qui le ragioni che ci hanno portato a intraprendere questa battaglia e per farci capire più chiaramente, riteniamo indispensabile fare alcune premesse:
Prima premessa: L’Associazione MINERVA è nata con lo scopo principale di eliminare o quantomeno ridurre la sofferenza dei pazienti affetti da Disturbo Bipolare che, fra le patologie gravi, è la più diffusa (2,5 – 3% a seconda delle statistiche, mentre la schizofrenia si attesta allo 0,7%).
A tale scopo abbiamo istituito da 10 anni un ambulatorio gratuito, finanziato da donazioni di amici e sostenitori. Teniamo inoltre riunioni periodiche (ogni 15 giorni) con i familiari dei pazienti per educarli alla farmacovigilanza e per insegnar loro a monitorare i sintomi dei pazienti così da individuare i segni premonitori di una crisi di eccitazione o di depressione e mettersi immediatamente in contatto con l’Associazione. Tutti i pazienti e i loro familiari hanno poi a disposizione e-mail e telefoni cellulari di due medici che rispondono con sollecitudine alle loro richieste.
Pertanto, dopo 10 anni di lavoro, crediamo di conoscere bene questa patologia, nota in passato come malattia Maniaco Depressiva, e pensiamo di aver titolo per intervenire a protezione e difesa di questi malati.
Siamo consapevoli che il Disturbo Bipolare (e non la schizofrenia) è in aumento nei Paesi occidentali perché, essendo una patologia dell’affettività che compromette l’umore, è strettamente legata ai ritmi di vita stressanti che caratterizzano la nostra epoca, a un’elevata competitività (sia nel lavoro sia nel confronto dell’aspetto fisico) e alla grande diffusione delle droghe, in primis la cocaina. Sappiamo bene che alcuni di questi pazienti (con una frequenza ben superiore a quella dei pazienti schizofrenici) o perché non convenientemente curati o perché essi stessi hanno eliminato quelle terapie che sono fondamentali per il loro equilibrio psichico, possono commettere reati anche gravi. Ed è nella famiglia che di solito si scatena la loro aggressività: il numero dei reati in famiglia, connessi a questa patologia, è in continuo aumento. È per questa ragione che, con l’aiuto di alcuni amici magistrati, abbiamo studiato a fondo le problematiche legate all’istituzione di nuove strutture sanitarie in sostituzione dei vecchi OPG nelle varie regioni italiane.
Seconda premessa: Le nostre proposte partono dal rilievo che il disegno di legge Marino, per il superamento degli OPG, prevede l’individuazione di strutture residenziali psichiatriche da destinare alla sostituzione degli OPG: al perimetro delle quali dovranno operare presidi di sicurezza e vigilanza. Queste, grazie al senatore Marino, sono le iniziative all’ordine del giorno, rispetto alle quali l’Associazione Minerva intende dare il suo contributo.
Terza premessa: Secondo la legislazione penalprocessuale fin qui vigente, non essendo imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, era in tale stato di mente da escludere la capacità di intendere e volere, il giudice pronuncia sentenza di assoluzione, cui consegue il ricovero dell’imputato in un OPG, se la pena prevista supera un certo limite. Sappiamo bene che l’idea di perseguire la cura del malato psichico attraverso la custodia in OPG ha destato pareri contrastanti in ambito psichiatrico come in campo giuridico, e che è aperto da tempo un dibattito sulle attuali misure di sicurezza. Pensiamo però che questo tipo di problemi, la cui soluzione non è all’ordine del giorno, pur importanti, non devono paralizzare la realizzazione di quanto è concretamente previsto, come riassunto nella nostra seconda premessa.
Ciò premesso, anche al fine di identificare il campo della nostra presenza nel dibattito che si è finalmente aperto per il superamento degli OPG, ribadiamo che quelli attualmente esistenti (veri e propri “lager”) vanno chiusi subito: quindi si pone da subito il problema di individuare un’altra sede per i pazienti ora là ricoverati e per i futuri pazienti che dovessero essere condannati alla reclusione.
Per quelli tra loro che abbiano commesso reati “minori”, la soluzione può essere trovata nelle strutture psichiatriche del territorio, sempre che si trovino psichiatri che se ne assumano la responsabilità e che non temano la fuga dalla loro struttura. La fuga provocherebbe due conseguenze:

  1. cause legali gravose per lo psichiatra responsabile, soprattutto nel caso di reiterazione del reato o di suicidio del paziente;
  2. avvitamento pena-reato per il paziente, che in caso di non ottemperanza alle regole imposte dal giudice si troverebbe raddoppiato il numero degli anni di pena da scontare.

Per i reati maggiori (omicidi o aggressioni gravi) non è possibile (come abbiamo sopra esposto) utilizzare le strutture psichiatriche esistenti nel territorio, dato che queste non dispongono di mezzi di sorveglianza tali da impedire la fuga del paziente: il reato stesso potrebbe essere reiterato (il malato di Disturbo Bipolare, in fase di eccitazione e non opportunamente curato, può essere pericoloso per sé e per gli altri!). Dunque, per un certo periodo, fintantoché non si renda consapevole della sua malattia e non sia riequilibrato psichicamente, questo paziente dovrà essere custodito in una struttura sanitaria, con medici e infermieri ma strettamente sorvegliata: per il bene suo e della comunità in cui vive.
Di conseguenza si deve dare attuazione al più presto al decreto-legge sugli OPG proposto dal Sen. Ignazio Marino entro il termine previsto: ed è per questo che abbiamo scritto il nostro appello. Ribadiamo: fermo restando che anche per noi la cura dovrà avere nelle strutture residenziali psichiatriche una netta prevalenza sulla custodia, l’auspicata realizzazione di quanto previsto nel disegno di legge Marino costituirebbe un grande avanzamento, sotto ogni profilo, rispetto alla situazione esistente.
Rispondiamo ora alle accuse che ci avete rivolto: ci scrivete che, senza alcun fondamento, vi avremmo accusati di preferire per i malati mentali le carceri ai nuovi futuri OPG.
Di fronte a pazienti così gravi e sfortunati, vi divertite forse a giocare con le parole? Noi no.
In una recente riunione a Venezia della IV Commissione d’ambito della Consulta della Salute, un membro del vostro Comitato ha detto molto chiaramente che, in alternativa agli OPG, è meglio il carcere: gli OPG infatti, con medici, infermieri e sorveglianza esterna, si configurerebbero sempre come manicomi (e perché mai?). Inoltre in carcere ha ribadito “per lo meno ci sarebbe la certezza sulla durata della pena” (e chi lo dice?! la richiesta della non pericolosità del paziente verrebbe sempre avanzata dal giudice prima del rilascio, come negli OPG!); e poi in carcere ci sarebbe il rispetto delle regole basilari (e perché “le regole basilari” sarebbero rispettate nel carcere e non nei nuovi OPG? Nel carcere ci sarebbero secondini dotati di grande umanità e negli OPG infermieri e medici disumani? A parte che l’orrore delle nostre carceri è su tutti i giornali!!). L’assurdità di tali affermazioni balza agli occhi di chiunque non voglia essere cieco o accecato dall’ideologia! In quella stessa riunione, il vostro esponente ha chiesto ai rappresentanti delle Associazioni presenti di firmare una dichiarazione in appoggio a questo principio aberrante: naturalmente nessuna delle Associazioni presenti ha firmato e tutte hanno chiesto esplicitamente che non venisse mai più affrontato in questo modo il problema dei nuovi OPG…
La conferma che il vostro rappresentante non era una scheggia impazzita, è nella risposta da voi inviata a Minerva (lunedì 8 ottobre 2012) in cui affermate: “è nostra opinione che …anche le persone con malattia mentale severa che commettano reato, mantengono la capacità di intendere e volere e quindi devono transitare per i normali percorsi giudiziari (leggi: processo con sentenza di colpa e condanna al carcere nel caso di reato grave).
Ora: premesso che, più che l’opinione dei membri del Comitato STOP-OPG, contano gli studi pubblicati da anni e anni sulle più importanti riviste internazionali di Psichiatria (studi ai quali ci atteniamo), è noto che quando questi malati (riconosciuti tali in precedenti ricoveri o visite psichiatriche), nella fase maniacale, arrivano al reato, la loro patologia ha raggiunto lo stadio estremo, cioè il delirio: a quel punto non c’è più nulla di razionale nel loro comportamento, sono auto lanciate a velocità massima che non si possono più arrestare. Una volta commesso il fatto, la loro rabbia e aggressività si attenuano e, rendendosi conto della gravità della loro azione, molto spesso tentano il suicidio o restano in loco aspettando di essere arrestati, o vanno direttamente in qualche stazione di polizia. Non tentano la fuga o, se lo fanno, è in modo maldestro e confuso per cui vengono in breve tempo fermati dalle forze dell’ordine. È per questa ragione che è nostra ferma convinzione che non sono colpevoli del loro reato perché gravemente malati: ma appunto perché gravemente ammalati devono essere obbligatoriamente curati in luoghi sanitari adeguati, dove, secondo quanto avviene in molti altri Paesi occidentali, il riequilibrio psichico e quindi la possibilità di reinserimento nella società, avviene nell’arco di 3 – 5 anni.
Infine, quando scrivete “a seconda dello stato di salute delle persone dopo il processo (che, secondo il Comitato STOP OPG, deve seguire le stesse regole valide per tutti gli altri cittadini e quindi stabilire la colpevolezza o no dei malati mentali) si possono attuare misure alternative alla detenzione nei vari dipartimenti di salute mentale” vi chiediamo: e nel frattempo? non c’è altro luogo che il carcere se non ci sbrighiamo ad allestire i nuovi Ospedali Giudiziari! Vi chiediamo ancora: conoscete la percentuale dei suicidi nel Disturbo Bipolare? È il 30% e il numero dei tentati suicidi è molto superiore: è chiaro pertanto che, se vengono condotti in carcere, questi malati non ci lasciano nemmeno il tempo di pensare a “misure alternative al carcere”: vanno in depressione e si suicidano.
In conclusione: vi preghiamo di non attribuirci ciò che non rientra nel tipo di battaglia che conduciamo, che è sempre leale e prescinde dall’attribuire false affermazioni a chicchessia. È nostra abitudine però chiarire affermazioni che possono danneggiare i nostri pazienti che amiamo tanto quanto li ha amati Franco Basaglia. Sappiamo con certezza che, senza di lui, i pazienti con Disturbo Bipolare grave che ora possono vivere nella più assoluta normalità (anche per le numerose cure di cui oramai possono beneficiare) avrebbero conosciuto il manicomio, con danni irreversibili per la loro psiche. Non vorremmo pertanto, nel modo più assoluto, doverci scontrare con chi nel suo operato si richiama alla memoria di Basaglia.

MINERVA
Cesare e Renata Dal Palu’

Padova, 22 ottobre 2012
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