Testimonianza di una mamma con figlio disturbo bipolare grave

A mio figlio era stato diagnosticato il DISTURBO BIPOLARE di 1° tipo, cioè quel Disturbo Bipolare in cui le fasi maniacali prevalgono sulle fasi depressive. Fortunatamente era bastata l’assunzione del litio per migliorare molto la situazione; intervenne invece un fatto gravissimo che annullò i risultati raggiunti. Io ero bloccata a letto con un’ernia a disco per la quale mi era stato sconsigliato l’intervento. Avrei però dovuto restare a letto per 45 giorni. Una mattina mi sveglio e trovo sul mio letto un biglietto di mio figlio: ”Quando ti sveglierai io sarò già a Londra.” Aveva preso un aereo; aveva pagato il biglietto con la vendita di una vespa che allora usava. Mi scrisse anche che un’agenzia di Londra (la Rose Agency) gli aveva trovato lavoro e con quello poteva pagarsi l’alloggio fornito sempre dall’agenzia. Sono stata presa dalla disperazione: mi era stato detto dallo psichiatra che se sospendeva il litio l’effetto astinenza (rebound) sarebbe stato spaventoso: mio figlio era partito lasciando a casa il litio. Inoltre, quando accadde questo, era circa la metà degli anni ’90 e i cellulari erano poco diffusi; trovare mio figlio a Londra anche avessi potuto alzarmi dal letto, era come cercare un ago nel pagliaio. Mio marito non poteva lasciare il lavoro. Ero disperata, impotente; mio figlio, per le condizioni mentali in cui sarebbe precipitato senza il litio, non poteva che morire. Ero stata a Londra anni prima e cercai fra le mie agende qualche amico che mi aiutasse: tutti erano impegnatissimi e non credevano che mio figlio fosse così grave, se la sarebbe cavata come tanti altri ragazzi che andavano a Londra da tutto il mondo. Trovai alla fine, un’amica italiana sposata con un inglese benestante e che non aveva bisogno di lavorare per vivere e aveva molto tempo libero. Mi disse: “Se perde il lavoro e quindi anche l’alloggio, dorme per strada come tanti altri e per mangiare si mette in fila nelle varie mense per poveri che ci sono a Londra.” Mi promise che sarebbe andata a ispezionare queste file dopo aver chiesto alla Rose Agency se mio figlio continuava a mantenere o no il lavoro da loro procurato. Dopo un giorno questa mia amica mi comunicò che mio figlio aveva perso il lavoro e che dormiva per strada e rinnovò la promessa, che quando avrebbe potuto, avrebbe ispezionato la gente in fila alla mensa dei poveri. Passarono giorni in cui non ebbi notizie di mio figlio, mi sentivo sempre più disperata e impotente: non ho avuto notizie per un mese finche’ un giorno la mia amica lo trovò in fila in mezzo agli altri poveri, irriconoscibile, sporchissimo, barba e capelli incolti. Lo convinse ad andare a casa sua, ma era in uno stato confusionale tale che non poteva dirgli niente, non capiva nulla, nemmeno la necessità di farsi un bagno. Dopo pochi giorni mi telefonò dicendomi che, se anche aveva posto a casa sua, non poteva ospitarlo perché le sue due figlie ne erano terrorizzate, sembrava un pazzo: mi disse che dovevo assolutamente andare a Londra e seguirlo io. Nel frattempo gli avrebbe affittato un piccolo appartamento e gli avrebbe portato del cibo. Mi avvertì, che se mio figlio avesse rotto qualcosa nell’appartamento, il proprietario, oltre a farsi pagare più del doppio i danni, lo avrebbe messo alla porta dalla sera alla mattina. Decisi di mettermi un busto e di prendere l’aereo. Mio marito mi accompagnò ma poteva restare con me solo pochi giorni a causa del lavoro. Non facemmo nemmeno in tempo ad arrivare che mio figlio era stato buttato fuori di casa per i danni all’appartamento: tutto ciò che lo psichiatra mi aveva annunciato che sarebbe successo con la sospensione del litio, si stava realizzando. Mio figlio era di nuovo per strada, un ago nel pagliaio, in uno stato confusionale e a me e a mio marito non ci restava che metterci ad ispezionare le file delle persone davanti alle mense dei poveri. La Polizia a cui si rivolse mio marito disse: “ E’ stato dichiarato incapace di intendere e volere? No! E allora? Londra è piena di questi soggetti che dormono per le strade, non si può costringere una persona maggiorenne a prendere un aereo e ritornare a casa se non voleva.” Ispezionando queste file, alla fine, lo abbiamo trovato. Abbiamo affittato un altro appartamento ma di nuovo, dopo una settimana, il proprietario lo buttò in strada. Intanto mio marito era tornato in Italia per il suo lavoro e io ero da sola, con il busto addosso per la mia schiena che poteva bloccarsi da un momento all’altro; non riuscivo per tante ore, ad ispezionare le file davanti le mense dei poveri, ma dopo un mese, lo ritrovai. Decisi di comprare un appartamento a Londra e mettermi dentro con lui così nessun proprietario poteva buttarci per strada. Non fu facile trovare un appartamento da acquistare, inoltre, cosa di non poco conto, l’acquisto riduceva di molto le nostre riserve in banca. Mi chiusi con lui in questo appartamento, piena di paura: mio figlio era in uno stato confusionale tale, che non capiva quello che faceva. Mi insultava, mi aggrediva, ho avuto paura di morire per mano sua; telefonai allo psichiatra con cui ero in contatto che mi disse: ”Non so se servirà a qualcosa ma cerca di dare a tuo figlio la sera, questo tipo di litio che copre le 24 ore ma non ho grandi speranze; quando il litio viene sospeso, di solito, alla ripresa, non fa più lo stesso effetto.” Dissi a mio figlio:” Ti do 25 sterline ogni sera, in cambio devi prendere la compressa che ti do.” Non so come, visto il suo stato confusionale, mi capì e accettò. Dopo 15 giorni, il litio fece effetto, e mio figlio decise di farsi una doccia e di andare dal barbiere per barba e capelli. In un mese, cambiò moltissimo, si poteva fare qualche ragionamento. Durante il giorno camminava, camminava, ma alla sera tornava sempre a casa. Mio marito prendeva l’aereo ogni sabato e domenica e gli ripeteva come una cassetta registrata:” Che senso ha che tu stia qui a Londra? A Padova hai molte possibilità, io stesso ti posso molto aiutare.” Così passò un anno; improvvisamente un giorno ci disse:” Si può avere un aereo per domani? Torno a Padova.” Così finì il mio incubo a Londra; tenni l’appartamento per altri dieci anni in quanto avevo promesso a mio figlio, che se tornava a Padova, saremmo tornati spesso a Londra, se Londra gli piaceva così tanto. Mantenni la promessa; ogni due mesi tornavamo a Londra per 15 giorni finche’ lui stesso, ad un certo punto, mi disse che di Londra aveva fatto il pieno e non gli interessava più.
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Una madre con un figlio con Disturbo Bipolare grave.