Intervista alla dottoressa Dal Palù

L’intervista (alla dottoressa Dal Palù)
Tra i disturbi della psiche è quello certamente più diffuso, ma è anche quello che viene scoperto con maggiore difficoltà. I “bipolari” rappresentano a Nordest, secondo i dati, il 10% della popolazione, un esercito sommerso che non si cura o ancora peggio si cura male. E non si tratta di una patologia di poco conto: si parte dagli originali con gli sbalzi di umore per arrivare a coloro che perdono il contatto con la realtà e arrivano anche a commettere atti di estrema gravità.

“Purtroppo meno dell’1% di questi pazienti riesce ad arrivare a una diagnosi e una cura appropriata, perché non pensano di avere un problema reale. – spiega la dottoressa Renata Dal Palù, direttrice dell’Associazione Minerva, che si occupa da anni di disturbo bipolare – La maggior parte o si cura male, e questo determina alla fine dei veri e propri drammi, o non si cura affatto”.

Dottoressa Dal Palù, chi sono i bipolari?
“Le persone della porta accanto. I più frequenti sono quelli che hanno immotivati sbalzi di umore. Altre volte la patologia è ancora più nascosta: personaggi di grande successo, trascinatori, personalità istrioniche che possono sembrare al massimo originali. Poi però dalla moglie o la madre giungono racconti di ritiro totale dalla realtà, di chiusura. Avvertono che quel pensiero veloce e straordinario viene a mancare, scemano le forze intellettuali e fisiche e giunge la crisi. Il 30% arriva addirittura a togliersi la vita”.

Ma sono persone inserite nella società?
“Sono personaggi creativi, li trovi tra i leader, imprenditori che fanno cose straordinarie, artisti e scrittori di successo, musicisti. Non sono quasi mai persone banali: di solito piacciono a tutti, tranne quando diventano prevaricatori e straripanti”.

Ha detto che esistono quattro classi di disturbo. Che differenza c’è tra l’una e l’altra?
“La più grave è la prima classe, dove la persona colpita ha deliri e allucinazioni. Queste persone debitamente curate tornano normali, curate male peggiorano enormemente e arrivano persino a sembrare dementi o schizofrenici. Rammento un uomo intelligente e colto che aveva un delirio di gelosia terribile, seguiva la moglie che però gli era fedele, la tormentava. Poi è arrivato a dire che la donna aveva petto e addome coperto di peli e capelli dell’amante. A quel punto la patologia si era manifestata in modo pesante. Oppure alcuni manifestano deliri mistici. Ricordo un professionista che ha tentato di seppellirsi in un cimitero. Per l’immaginario collettivo sono pazzi, ma se curati in modo appropriato sono persone normalissime”.

E la forma più lieve?
“È la più diffusa, possono sembrare dei ciclotimici: oggi sono felici, domani possono essere tristi. Ma sul lavoro sono normali, non creano problemi in famiglia. La patologia è come un cilicio che si portano appresso, non ricade sugli altri. Di solito sono soggetti a forti innamoramenti che però tengono rigorosamente per se stessi. Se però vengono curati con antidepressivi, rischiano di aggravarsi”.

Diceva che pochi ricevono cure appropriate…
“Pochissimi. Vicino a noi ci sono due centri appropriati, a Pisa e a Milano”.

Si guarisce?
“Se curati bene si può arrivare ad un accettabile livello di normalità. Il problema è che molte persone una volte raggiunto un buon equilibrio, buttano via i medicinali e tornano indietro in un modo pesante”.

Ricorda un caso particolare?
“Certo, un personaggio straordinario nel campo artistico. Eravamo in vacanza insieme, in quel periodo soffriva di una depressione spaventosa: ha iniziato a prendere un farmaco, che poi ha raddoppiato e triplicato perché non gli faceva effetto. A quel punto è scoppiato il delirio: da persona dolce e affabile ha iniziato a parlare di omicidio. Lo ripeteva ovunque, al punto che la gente cominciava ad averne paura. Lo ha salvato un bravissimo medico romano esperto di disturbi bipolari, che gli ha somministrato il farmaco giusto. In pochi giorni la situazione si è normalizzata. Oggi è una persona equilibrata ed è meraviglioso parlare con lui”.

di: Daniela Boresi
da: “Il Gazzettino”, quotidiano del Nordest, giovedì 27 novembre 2008, che ringrazio vivamente per la spontanea collaborazione.

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