Taxi driver

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REGIA : Martin Scorsese

La Critica – Rassegna Stampa

“Opera singolare e appassionante di un giovane e personalissimo regista italo-americano – per ora non fagocitato da Hollywood nonostante i clamorosi suoi successi – questo film e saggio di odio per la società e di amore per l’uomo. Il protagonista, uno psicopatico che soffre d’insonnia e di solitudine, e ipersensibile e la sua professione lo porta a osservare, a giudicare introversamente e ad agire pressoché irresponsabilmente con stravagante e interessatissima disponibilità tra i due estremi di Angelo tutelare e Angelo sterminatore. Non e per conseguenza, quello che i film propongono quale ‘modello di comportamento’; ma e segno dei tempi, cioè uno specchio che al regista serve per dipingere con amarezza un inferno cittadino fatto di assassinii, lenoni, prostitute e drogati; una città che schiavizza e piega alle esigenze del vizio commercializzato i più deboli, facendo precipitare o nella disperazione o nella follia omicida coloro che maggiormente sarebbero disponibili al Bene. Ignorante e incolto, il tassinaro e tuttavia inconsapevolmente erede di una cultura antica, basata su valori che il materialismo moderno ha irriso e conculcato; e perciò incapace di inserimenti equivoci nella falsa civiltà di cui la metropoli americana e simbolo. (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 81, 1976)
“Taxi Driver” e interamente giocato sulla contrapposizione manichea tra l’uomo infelice e squilibrato assetato di ‘valori’ d’altri tempi, e la città, cloaca di ogni perversione. Tale semplificazione della realtà non attinge ad alcuna plausibile validità emblematica. La personalità e le gesta di Travis vengono ricostruite dallo sceneggiatore e soggettista Paul Schrader (autore anche di ‘The Yakuza’ di Sydney Pollack) mediante notazioni ormai risapute, caratterizzazioni psicologiche superficiali, sviluppi narrativi illogici convenzionali e talora banali. La superiore mise en scene del regista di Mean Streets e di ‘Alice non abita più qui’ salva però al film un certo impatto spettacolare. Il clima tenebroso, intriso di abominazioni, della città e stilato con un allucinante neo-espressionismo in cui riecheggiano le esasperazioni nevropatiche del protagonista. Le fugaci apparizioni di figuri della fauna subumana che invade la città con il cadere della notte sono rese con fremente impietosa crudezza.” (Luigi Bini, ‘Letture’, 1976)

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