Flavia – 2015

La scoperta dell’esistenza dell’Associazione Minerva è stata alquanto casuale… infatti in occasione di una visita di mia mamma presso il CSM della nostra città la sua psichiatra ha fatto qualche breve accenno a ‘gruppi di mutuo aiuto a Padova’ per gente con disturbi bipolari, aggiungendo però anche che erano, a suo parere, distanti e scomodi per noi che avremmo dovuto farci 50 km per andare a vedere di che si trattava.
L’informazione, come spesso succede, in quel momento non è stata messa a frutto subito, ma ha covato nella mia testa per qualche giorno, forse qualche settimana.
L’ennesimo episodio depressivo di mia madre mi ha spinto però, un pomeriggio di giugno, a fare qualche semplice ricerca in internet, cliccando le parole “Disturbo bipolare”, “Padova” e “associazione”.
Il primo collegamento che mi è apparso è stato proprio quello dell’associazione Minerva; ho fatto qualche piccola indagine, cliccando qua e là sul sito dell’associazione, fino a che ho trovato un indirizzo mail, quello della Dott.ssa Palù, cui ho scritto subito.
Il giorno dopo la Dott.ssa aveva già risposto, brevemente, chiedendo di contattarla col numero che indicava.
Per me e mio papà è stato l’aprirsi di uno spiraglio, in cui abbiamo provato a riporre le nostre speranze che, dobbiamo ammetterlo, ormai erano alquanto fiaccate dai diversi episodi di tipo maniacale che mia madre aveva avuto nel corso degli ultimi mesi, ma soprattutto dai successivi momenti di profonda depressione nei quali era poi precipitata.
Già al primo appuntamento la dottoressa ci ha accolto immediatamente, facendo narrare a me e a mio papà le caratteristiche della malattia che mia madre manifestava, e che vari medici avevano già diagnosticato come Disturbo Bipolare; senza fretta, la dottoressa ci ha illustrato come funzionava l’associazione in maniera generale, e invitandoci a trattenerci all’incontro di quel pomeriggio, per introdurci all’esperienza del gruppo.
Abbiamo ascoltato: ascoltare è un’azione attenta di apertura e accoglienza delle parole dell’altro. Quel pomeriggio di giugno abbiamo, per la prima volta, conosciuto persone, familiari e parenti che vivevano la nostra stessa esperienza, descrivendo spesso episodi drammatici della malattia, facendoci conoscere il loro malessere, la loro difficoltà a relazionarsi con un caro malato, difficile da gestire e da capire.
Per me e mio papà è stata letteralmente un’illuminazione: non credevamo alle nostre orecchie, finalmente ci sentivamo capiti, accolti, non venivamo colpevolizzati, finalmente scorgevamo un faro cui far riferimento.
Abbiamo partecipato al alcuni incontri, poi la dottoressa ci ha fatto fare la visita dallo psichiatria, il dott. Ramacciotti. In un primo momento ci aveva detto che avremmo fatto la visita dopo l’estate, poi invece ha ricavato un ‘buco’ prima della fine di luglio: ecco, io sono grata ancora a quei due medici che ci hanno consentito di trascorrere un’estate migliore delle premesse.
Sì, perché da subito mia madre, seppur con poca fiducia, dopo che aveva iniziato ad assumere i farmaci prescritti dal dott. Ramacciotti, ha iniziato a stare meglio, e giorno dopo giorno i farmaci che le sono stati dati (che sostituivano quasi completamente quelli che le erano stati prescritti prima) hanno ‘stabilizzato’ il suo umore, alleviato le fatiche di alzarsi al mattino ed uscire, le han permesso di sentirsi meno ingabbiata e capace di stare con gli altri, serenamente.
Potere della chimica farmaceutica!!! Attraverso questa esperienza noi familiari abbiamo cambiato atteggiamento nei confronti dei farmaci, che in un primo momento giudicavamo negativamente, con molta diffidenza: vedere che col farmaco giusto e col dosaggio adeguato questi farmaci potevano garantire a mia mamma un recupero della sua vecchia ‘personalità’ è stato un sollievo, una gioia incredibile per chi ha provato il dolore (paziente e/o parente) di questa strana patologia.
Non è stata solo la chimica ad aiutare mia madre, oltre ai medici che hanno saputo diagnosticare il suo disturbo e soprattutto hanno saputo ben curarlo (c’è ancora un uso indiscriminato, poco corretto e superficiale dei farmaci, della psicoterapia che spesso è consigliata anche quando inefficace): siamo stati noi familiari e tutti coloro che con amicizia e affetto hanno pazientato e ci sono stati accanto a rendere possibile questa lenta guarigione. Siamo il termometro affettivo di queste persone, e mia madre resta fortunata ad avere noi, perché le persone sole che non hanno chi sta loro accanto sono doppiamente sole e disperate.
Ringrazio indirettamente anche quella psichiatra che, in un primo momento, senza volerlo, ci ha menzionato l’esistenza di Minerva, accendendo una lampadina nella nostra testa: al mio ringraziamento per un lavoro (quello del medico) che spesso raccoglie momenti di frustrazione, fatiche e delusioni, va anche l’invito a continuare a provare, a documentarsi, ad aggiornarsi e a non accontentarsi che il malato sia semplicemente sedato e quindi meno pericoloso, provando quindi a cercare nuove soluzioni (che ci sono!) che restituiscano alla persona la sua personalità e la sua dignità.