Il sogno negato di Basaglia

1240756481218__mg_6426-2-2__-4_-5_-3-copy1-300x225 Il sogno negato di Basaglia30-anni-legge-basaglia Il sogno negato di Basaglia

Di Ennio Fortuna

– La legge che ordinava la chiusura dei manicomi ha compiuto la bella età di oltre trent’anni, ma il sogno di Basaglia (una psichiatria pubblica che cura il malato di mente nella stessa misura e con la stessa efficacia con cui viene curato ogni altro malato) è rimasto purtroppo tale. La chiusura dei manicomi voleva e doveva essere un segno di speranza, di effettivo, anche se solo iniziale, recupero sociale del malato. Altrimenti l’iniziativa avrebbe finito con il rivestire il significato rituale e ipocrita di un gesto fine a se stesso, che in realtà aggrava e moltiplica i problemi, rovesciando sulla famiglia e sullo stesso malato ostacoli, disservizi e mortificazioni che, in precedenza, una psichiatria certamente inadeguata aveva comunque risolto in qualche modo, sia pure attraverso il varo della disumana filosofia custodialistica e della insostenibile, preconcetta definizione del malato di mente come persona pericolosa a sé e agli altri. Purtroppo è proprio ciò che sta accadendo, e che forse è già accaduto. La moderna psichiatria, certamente assai più avanzata, sta rifiutando nella sostanza di affrontare il problema sociale di fondo, e ha finito con l’abbandonare il malato a se stesso, e, se va bene, alla famiglia, spesso non in grado di portarne il peso. Non voglio certo sostenere che era meglio prima (anche se in tanti lo pensano, magari senza dirlo) ma certo non si può non riconoscere che tra i programmi di Basaglia e la realtà di oggi si è aperto un solco profondo, un contrasto insanabile. Ma qui si chiede soprattutto, almeno al momento, che si osservi la legge per quel poco che dispone. Per la psichiatria si dovrebbe spendere il 5% del bilancio della sanità, si spende invece circa o meno della metà, i malati gravi (di schizofrenia e di disturbo bipolare) bisognosi di assistenza medica, spesso immediata e comunque urgente, sono un numero enorme, addirittura pari al 3% dell’intera popolazione, o poco meno. Non dispongono però di adeguati centri di assistenza specialistica e anche per le situazioni di estrema emergenza difettano i presidi di pronto soccorso specializzati e manca un servizio di consulenza professionale diffuso sul territorio. Mi rifiuto di credere che tutto questo sia voluto o almeno consapevolmente accettato per convogliare il malato verso l’assistenza privata. Eppure è proprio quanto sta accadendo. E chi non può (e sono i più) rimane abbandonato a se stesso. È esattamente il contrario di ciò che Basaglia ha predicato e programmato.
* fonte: Italia Oggi

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